U n aggettivo per definire Silvio Natali? Omero suggerirebbe "polìtropos" (Od. 1,1) perché Natali, uomo "dal multiforme ingegno", possiede una personalità talmente versatile da andare alla continua ricerca - novello Ulisse - di conoscenze ed esperienze sempre diverse che soddisfino la sua curiosità nei confronti della vita. In tutta la sua produzione si impone con prepotenza questo tendere verso qualcosa: egli infatti trae ispirazione, per lo più, da oggetti presi dalla quotidianità ma, nell'atto creativo, li rivive, filtrandoli attraverso se stesso, li scompone e poi li ricompone e, così facendo, li trascende. Sul piano compositivo, l'artista marca con contorni decisi ciò che ritrae per definirne la consistenza materiale, quindi spezza vigorosamente questi segni neri, questi limiti imposti dalla fisicità, perché la sua Vis artistica vuole, anzi, deve andare al di là. Allora, come in un immenso vortice, le figure generano nuove figure, i segni si attorcigliano e si intrecciano per dar luogo ad altri segni, i colori si mescolano e si scindono in accostamenti cromatici innaturali. Così l'artista esplora mondi nuovi, dove regnano, dense, la passione, la forza e, al contempo, la debolezza dell'uomo, che solo un animo profondamente sensibile può percepire in tutta la loro intensità. Seguendo il suo curriculum artistico dai timidi inizi ad oggi, non si può non notare come il Natali che accendeva la tela in un caleidoscopio gioco di forme e colori sembri gradualmente cedere ad un Natali più maturo che, abbandonate le proprie certezze, finisce per approdare in lidi sconosciuti, ignoti universi che lo attraggono e lo coinvolgono emotivamente. È come se l'artista prendesse per mano chi entra in comunicazione con lui, mediante la sua Ars, guidandolo alla volta di mete spirituali, dominate da immagini evocative, da atmosfere nostalgiche, da essenze oniriche. Il suo stile pittorico si caratterizza per l'uso magistrale del colore che, seppur omogeneo, esprime tuttavia le innumerevoli sfaccettature della vita, anche nei suoi toni pià drammatici. La rapida successione delle figure determina un ritmo così serrato che allo spettatore sembra di essere magneticamente attratto dentro il dipinto, dove poter vivere una realtà parallela, forse migliore. La tela allora segna il confine fisico tra il mondo reale ed il mondo interiore dell'artista che, attraverso il pennello, riesce a comunicare e a svelarsi. Si avverte perciò, sempre piu forte e sempre più drammatico, un senso di tensione verso l'Infinito, l'Indeterminato, l'Ignoto. Infatti in ogni opera d'arte c'è tutto il mondo e la sensibilità dell'artista; c'è il riflesso della cultura e delle proprie esperienze, ma c'è anche un messaggio universale che supera il tempo e lo spazio in cui essa viene creata.
Cristina Valeri